Il compenso dell'avvocato pattuito con il cliente può essere ridotto d'ufficio dal giudice se ritenuto manifestamente eccessivo
Pubblicato il 11/10/18 00:00 [Doc.5285]
di Redazione IL CASO.it


Segnalazione e massime a cura della Dott.ssa Giulia Travan

Compenso professionale avvocato - convenzione per il pagamento delle prestazioni - manifesta eccessività - riduzione d'ufficio del giudice - buona fede integrativa.

La buona fede integrativa permette al giudice di ridurre d'ufficio il compenso professionale dell'avvocato pattuito con il cliente quando risulti manifestamente eccessivo, facoltà che trova il suo fondamento nella tutela dell'interesse generale dell'ordinamento all'equità contrattuale, al fine di ricondurre l'autonomia negoziale nei limiti in cui essa appaia meritevole di tutela.

Il Giudice, pertanto, ha un potere di controllo sulle pattuizioni delle parti mediante la clausola generale della buona fede integrativa, che si concreta in una duplice direzione, prevedendo l'obbligo per entrambi i contraenti di salvaguardare l'utilità della controparte nel limite dell'apprezzabile sacrificio.

Il rapporto obbligatorio è caratterizzato quindi da una struttura complessa, in quanto il principio di correttezza si pone come fonte di doveri ulteriori che vincolano le parti, nonostante questi non risultino specificamente dal titolo. In particolare, il creditore ha il divieto di abusare del proprio diritto e, allo stesso tempo, l'obbligo di attivarsi per evitare o contenere gli imprevisti aggravi della prestazione o le conseguenze dell'inadempimento.


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