Il lettore maschilista - Un aspetto problematico delle scelte bibliografiche
Pubblicato il 07/04/23 23:00 [Doc.11884]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


C’è una questione: l’amica Silvia mi ha fatto notare, l’altro giorno, che non mi occupo quasi mai di autrici. In effetti, prendendo in considerazione i libri di cui ho parlato qui, è indubbio che tra gli autori ci sia una letta predominanza maschile. Il lettore riflessivo si chiederà quindi come spiegare lo squilibrio di genere.

Avanzo qualche ipotesi. Da un lato nelle mie uscite commento solo alcuni titoli: uno degli ultimi romanzi che ho letto, ad esempio, era di un’autrice, ma non l’ho trovato particolarmente interessante, o non è ancora finito in uno dei miei ragionamenti, per cui è passato, per così dire, nel silenzio. Ad ogni modo, una delle letture migliori che ho fatto negli ultimi tre anni è Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar (ed. or. 1951, Einaudi, 344 pp.) e uno dei libri più belli in cui mi sia mai imbattuto sono i racconti di Dear life di Alice Munro (ed. or. 2012, in italiano Uscirne vivi, Einaudi, 312 pp.). Già sugli scaffali – cioè tra quei libri che ho già acquistato per urgentissima lettura, e che poi però magari restano intonsi mesi o anni, messi da parte da altre urgenze – ci sono Jane Austen, Elif Batuman, Annie Ernaux.

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