Avvocato generale Szpunar: sulla conservazione e l'accesso a dati relativi all'identità civile abbinati all'indirizzo IP
Pubblicato il 06/10/23 00:00 [Doc.12446]
di Corte di giustizia dell'Unione europea - UE


Conclusioni dell’avvocato generale nella causa C-470/21 | La Quadrature du Net e a. (Dati personali e lotta alla contraffazione)

Avvocato generale Szpunar: la conservazione e l’accesso a dati relativi all’identità civile abbinati all’indirizzo IP utilizzato dovrebbero essere consentiti qualora tali dati costituiscano l’unico strumento di indagine che permette di identificare gli autori di reati commessi unicamente su Internet

A suo avviso, il meccanismo di risposta graduata assicurato dall’autorità amministrativa incaricata di proteggere i diritti d’autore in Francia è compatibile con i requisiti del diritto dell’Unione in materia di protezione dei dati personali. Le conclusioni presentate in data odierna si inseriscono nel contesto della riapertura del procedimento nella presente causa. Infatti, su richiesta della Grande Sezione, la Corte ha deciso di rinviare la causa alla Seduta plenaria e di porre alcuni quesiti con richiesta di risposta orale all’udienza tenutasi il 15 e 16 maggio 2023. Il Primo avvocato generale Maciej Szpunar ha presentato una prima volta le sue conclusioni il 27 ottobre 2022 (v. comunicato stampa n. 172/22). L’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su Internet (Hadopi) 1 ha il compito, in Francia, di assicurare il rispetto dei diritti di proprietà. In caso di scoperta di una violazione del diritto d’autore commessa da un utente di Internet, la Hadopi invia a quest’ultimo una raccomandazione che gli intima di astenersi da nuove violazioni, seguita, in caso di reiterazione della violazione, da un nuovo avvertimento. In caso di inosservanza dei primi due avvertimenti e di commissione di una terza violazione, la Hadopi può adire l’autorità giudiziaria competente ai fini dell’esercizio dell’azione penale. Questo sistema di risposta graduata presuppone che la Hadopi possa identificare l’autore della violazione al fine di fargli pervenire tali raccomandazioni. A tal fine, un decreto adottato nel 2010 consente alla Hadopi di rivolgersi agli operatori di comunicazioni elettroniche affinché essi le forniscano i dati relativi all’identità civile dell’utente al quale è attribuito l’indirizzo IP, utilizzato per commettere il reato. Quattro associazioni per la protezione dei diritti e delle libertà su Internet agiscono in giudizio contestando l’adozione di tale decreto. Il Consiglio di Stato francese chiede alla Corte se la raccolta di dati relativi all’identità civile corrispondenti ad indirizzi IP, nonché il trattamento automatizzato di tali dati, ai fini della prevenzione delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, senza controllo preventivo da parte di un giudice o di un’entità amministrativa, sia compatibile con il diritto dell’Unione.


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