Brutte storie - Un percorso di lettura e violenza
Pubblicato il 16/02/24 23:00 [Doc.12959]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


Ho spesso un problema con i nuovi film. Fatico a sopportare le scene violente, che mi sembrano troppo frequenti, spesso inutili, voyeuristiche, in definitiva insopportabili. Mi interesserebbe La società della neve, uscito da poco e candidato agli Oscar, dedicato a un celebre disastro aereo sulle Ande. Ma ho sentito in un podcast (il sempre ottimo Gli incompetenti) che la scena dell’incidente è resa in modo assai vivido, che la meccanica dei corpi massacrati è ricostruita con dovizia. E mi chiedo: davvero ho voglia di sorbirmi una scena così? No, non ne ho molta voglia.

 

La violenza cinematografica di per sé non mi dà fastidio, di solito non distolgo lo sguardo e non ho problemi con il sangue figurato. È più un inconveniente, una sgradevolezza, qualcosa che tocca sopportare con un certo disagio sperando che finisca in fretta come la barzelletta dello zio che si crede spiritoso ai pranzi di famiglia. Non dico che la violenza cinematografica non abbia mai ragion d’essere, perché qualche volta è funzionale a far passare un messaggio o ha una finalità espressiva che la giustifica. Ma ho l’impressione che, nella grande maggioranza dei casi odierni, la rappresentazione della violenza non sia altro che una scorciatoia, un trucco per suscitare nello spettatore una reazione forte e viscerale. Come scrisse Umberto Eco in una delle aperture folgoranti dei suoi saggi, a proposito dei film o dei libri (ora non ricordo) strappalacrime, chi dice di non venirne commosso mente: sono fatti apposta per quello. E così non si può restare indifferenti davanti alla violenza, le ossa rotte sono un modo facile per farci restare in mente qualcosa che magari rischierebbe di passare inosservato. Ed è possibile che la violenza iperrealista sia anche parte di una moda, magari aiutata dall’evoluzione dei mezzi tecnici e degli effetti speciali. Si può rappresentare la violenza con più crudezza che in passato, il cinema horror sta vivendo un’età dell’oro come non se ne vedeva una dagli anni Settanta, insomma è possibile che il grand guignol faccia anche parte del gusto contemporaneo. A me però non piace.

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