Promozione della compliance, contrasto a evasione ed elusione
Pubblicato il 07/04/17 06:13 [Doc.2836]
di Redazione IL CASO.it


Queste le due direttrici principali alla base della strategia perseguita dall’Agenzia delle Entrate, illustrata da Rossella Orlandi in audizione alla commissione Finanze

Una strategia a doppio binario quella perseguita dall’Agenzia delle Entrate basata sulla promozione della compliance e il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Questo il nodo centrale dell’audizione tenutasi oggi d fronte alla VI commissione Finanze della Camera da parte del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.

Partendo dal presupposto che l’evasione è un fenomeno che vìola i principi dell’equità fiscale, danneggia l’economia, alterando la concorrenza, e contribuisce a ostacolare la crescita e la competitività del nostro Paese, la numero Uno del Fisco ha ricordato che l’Italia si è dotata di un documento ufficiale attraverso il quale questo fenomeno è costantemente monitorato con metodologie chiare e trasparenti che permette ai policy maker di elaborare strategie fondate su riscontri obiettivi.

In base alla relazione presentata al Parlamento occorre rilevare che il tax gap riguardante le entrate tributarie e contributive, nel 2014 ammonta a 111,7 miliardi di euro, e per le sole entrate tributarie, l’importo complessivo è pari a 100,4 miliardi di euro. Questa cifra imponente dimostra che il nostro Paese rimane in una situazione di criticità rispetto ai suoi maggiori competitori europei e che occorre mettere in atto uno sforzo adeguato per incidere sulla struttura produttiva, sulla trasparenza delle procedure e sull’efficientamento dei processi amministrativi, oltreché sul perdurare di efficaci azioni di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale.
Il tax gap è qualcosa di più della sola evasione fiscale, ha tenuto a precisare la Orlandi, perché tiene conto non solo delle cifre volutamente “nascoste” al Fisco, ma anche di quelle non dichiarate per errori nella compilazione delle dichiarazioni o per mancanza di liquidità da parte del contribuente che, nello specifico, rappresenta circa il 13% del divario delle entrate e vale circa 13 miliardi di euro.

Rispetto al 2013 il divario delle entrate tributarie nel 2014 è aumentato dello 0,8% e l’amministrazione finanziaria dopo una attenta analisi delle cause di tale variazione ha messo in atto una serie di contromisure per ridurre il gap, concentrando gli sforzi in particolare sull’Iva – la quota più rilevante di tale divario – che, nel 2014, è pari a 40,5 miliardi di euro, di cui 8,4 miliardi dovuti a mancati versamenti.
Per contrastare questo fenomeno nel 2015 sono state introdotte due importanti misure: l’estensione del reverse charge ai settori delle costruzioni e delle pulizie e l’adozione dello split payment per i fornitori della Pubblica amministrazione, ed entrambe le misure hanno contribuito alla riduzione del gap. In particolare, per quanto riguarda lo split payment si rileva una riduzione strutturale del gap di 2,5 miliardi nel 2015 e di un ulteriore miliardo nel 2016.
Per gestire al meglio questa innovazione l’Agenzia che ha dovuto erogare, negli anni 2014-2015, maggiori rimborsi, per un ammontare pari a 1,8 miliardi di euro comportando un onere a carico dell’amministrazione fiscale piuttosto impegnativo in quanto i rimborsi sono stati erogati, come previsto dalla legge, con procedura di urgenza per ridurre al massimo l’impatto negativo che lo split payment può produrre sulla liquidità delle imprese.

Proseguendo nel suo intervento, la Orlandi ha fatto presente che “l’Agenzia delle Entrate è costantemente impegnata, con le sue articolazioni deputate al controllo e in collaborazione con la Guardia di finanza, in forme di investigazione, anche congiunta, finalizzate a contrastare i fenomeni di frode ed evasione Iva”, rappresentando, nel contempo ai membri della Commissione, che la sola azione di contrasto non è sufficiente per ridurre significativamente, e in tempi ragionevoli, un fenomeno di entità così rilevante come è il gap Iva italiano, ed è per questo che, negli anni 2015-2016,sono state introdotte iniziative di moral suasion basate sull’invio ai contribuenti di comunicazioni predisposte in seguito all’incrocio dei dati delle fatture comunicati dai contribuenti in base al cosiddetto spesometro.
Molti contribuenti hanno aderito spontaneamente alle lettere di compliance, che consentono loro di ravvedersi spontaneamente usufruendo di condizioni agevolate, e il risultato acquisito di tale operazione ha evidenziato che per ogni 100 euro di maggiore Iva versata si riscontra un importo pressoché analogo di versamenti di altre imposte quali Irpef, Ires e Irap.

Continuando nell’esposizione delle principali innovazioni introdotte nel 2017 il direttore delle Entrate ha ricordato la trasmissione infrannuale dei dati delle fatture e delle liquidazioni periodiche Iva

Duplice azione nel contrasto all’evasione
La strategia adottata dall’Agenzia delle Entrate si basa su due perni principali: la promozione della compliance e il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale.
Già a partire dal 2015, consolidando nel tempo il rapporto di fiducia con i contribuenti, l’Agenzia ha assunto un ruolo di guida nell’indicare il corretto assolvimento degli obblighi fiscali, sulla base di un dialogo collaborativo dove l’attenzione dell’Amministrazione è rivolta a svolgere una funzione di facilitazione prima di esercitare i poteri di controllo e repressione, facendo in modo che l’attività di contrasto, pur mantenendo un ruolo importante per il recupero dell’evasione fiscale, sia preceduta dall’attività di prevenzione che induce il contribuente verso l’adempimento spontaneo dei propri obblighi, anche prevedendo la possibilità di correggere omissioni o errori nelle dichiarazioni già presentate, con effetti positivi sui livelli di compliance e sul recupero del tax gap.

L’intento dichiarato è quello di raggiungere sempre migliori risultati in termini di gettito, di realizzare, attraverso l’adempimento spontaneo, le riduzione dei controlli nei confronti dei soggetti a basso rischio e, nello stesso tempo, potenziare il contrasto delle frodi e il recupero dell’evasione pregressa.
La Orlandi ha evidenziato che il 2016 ha rappresentato l’anno in cui l’Agenzia, nello specifico ambito del recupero dell’evasione pregressa, ha ottenuto il maggior risultato mai conseguito dalla sua istituzione, con un gettito di 19 miliardi di euro.

I risultati del 2016
La promozione della compliance è la sfida che maggiormente rappresenta il cambiamento dei rapporti tra Fisco e contribuente, coinvolgendo tutte le strutture dell’Amministrazione, sia centrali che periferiche, nella ricerca di soluzioni a nuovi problemi giuridici, nell’attuazione di piani di investimento in nuove tecnologie, nell’assistenza da fornire al cittadino sia di persona o tramite il call center, nella individuazione di errori e omissioni.
Tutto questo complesso lavoro ha prodotto centinaia di migliaia di lettere per la compliance inviate nel 2015 e 2016: si tratta di 533mila comunicazioni spedite nel 2016 – senza contare quelle relative agli studi di settore – che hanno permesso il recupero di circa 500 milioni di euro consentendo a oltre 222mila cittadini di correggere, con sanzioni ridotte, errori che sarebbero costati molto di più.
Nello specifico sono state inviate 268mila comunicazioni a cittadini che non avevano riportato una parte del loro reddito complessivo in dichiarazione consentendo loro di rimediare con sanzioni inferiori; 156mila lettere sono state inviate a quanti non avevano presentato la dichiarazione dei redditi e circa la metà di questi vi ha “posto rimedio” prima che scadessero definitivamente i termini per farlo. A queste comunicazioni si sommano le circa 60mila inviate a contribuenti che hanno omesso la dichiarazione Iva o l’hanno effettuata in modo incompleto, e oltre 43mila (pari al 72% dei riceventi) ha corretto la propria dichiarazione.
“L’idea di fondo è semplice. – ha sottolineato la Orlandi – L’Agenzia non è interessata a “punire” chi vuole essere in regola ma sbaglia per puro errore o dimenticanza; a questi cittadini e imprese deve essere offerta l’opportunità di rimediare senza pagare troppo in termini di sanzioni”.

Passando all’esame della procedura di collaborazione volontaria, introdotta dalla legge 186/2014, la numero Uno delle Entrate ha messo in evidenza che delle oltre 129.000 istanze arrivate. 127.383 riguardano la cosiddetta collaborazione volontaria internazionale che hanno comportato l’emersione di investimenti e attività di natura finanziaria pari a circa 61,7 miliardi di euro.
Nell’ambito del contrasto all’evasione fiscale internazionale nel 2016 l'Agenzia delle Entrate ha predisposto un elenco di soggetti italiani coinvolti nell'inchiesta Panama Papers. Si tratta di circa 750 italiani che, con la costituzione di entità offshore, hanno presumibilmente nascosto al Fisco attività rilevanti di tipo finanziario, detenute in altri Paesi non collaborativi, nonché attività di natura patrimoniale".

Ancora soffermandosi sui risultati conseguiti nel 2016 la Orlandi ha ricordato che sono tuttora in corso le attività investigative riguardanti un importante gruppo bancario internazionale che ha messo in evidenza la sottoscrizione, da parte di migliaia di contribuenti, di polizze assicurative a contenuto finanziario e l’apertura di rapporti finanziari “cifrati”, funzionali all’occultamento e al trasferimento di fondi di provenienza illecita, derivanti, come dimostrato in diversi casi, dalla commissione di reati di frode e evasione fiscale. In questo contesto il gruppo bancario ha definito l’accertamento tributario con la corresponsione di oltre 100 milioni di euro a titolo di imposte, interessi e sanzioni.

segue: http://www.fiscooggi.it/attualita/articolo/promozione-della-compliance-contrasto-evasione-ed-elusione

r.fo.
pubblicato Mercoledì 5 Aprile 2017
FiscoOggi


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