Il quinto evangelio - Che cosa ci stiamo perdendo ad esserci dimenticati della religione?
Pubblicato il 27/01/23 23:00 [Doc.11630]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


Devo la scoperta de Il quinto evangelio di Mario Pomilio al più volte citato amico Dario. Come non essergli grato: un romanzo importante, tra i migliori, a mio modesto avviso, della letteratura nostrana del secolo scorso. Il suo spunto di partenza è semplice. Pomilio immagina che, in semisconosciuti documenti e in dimenticate opere devozionali, siano sparse tracce di un quinto vangelo, come scopre per caso il protagonista, un ufficiale statunitense di stanza in Germania subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che fa della ricerca di quel testo una ragione di vita.

Il libro è una ricostruzione di quella ricerca e soprattutto di quelle tracce in ordine cronologico, dalla tarda antichità e arrivando ai giorni nostri: un capitolo è la raccolta di brevi frammenti - spesso solo una o due frasi - tratti da opere dell'Alto Medioevo; un altro è l'autobiografia di un sacerdote abruzzese del Settecento. Operazione di straordinario virtuosismo erudito, in cui i presunti autori dei passi sono spesso scrittori e teologi minori realmente esistiti, mentre le opere sono a volte inventate e a volte reali. In ogni caso, tutto è verosimile: il diario del sacerdote Domenico De Lellis, per esempio, imita alla perfezione la prosa del XVIII secolo.
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