Le memorie selettive - I romanzi contemporanei non mi piacciono, ma c'è davvero da rimpiangere il passato?
Pubblicato il 24/02/23 23:00 [Doc.11741]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


Il mio amico Stefano mi ha suggerito qualche tempo fa l'ultimo libro di uno scrittore italiano piuttosto famoso. Stefano, io lo so che tu me lo hai prestato con le migliori intenzioni: ma io dopo trenta pagine volevo già lanciarlo dalla finestra e dopo cinquanta fantasticavo di roghi. Non è colpa tua. In questa uscita avrei voluto, per vendicarmi con l'autore del nervosismo che mi aveva causato, cedere all'impulso di una recensione, meglio ancora a una stroncatura: genere, si sa, quanto mai piacevole da scrivere e da leggere.

Ma prendersela con un libro - come ho fatto peraltro la scorsa settimana con un bestseller da mezzo milione di copie: so di non essere coerente - non lascia tranquillo il recensore intransigente: chi sono io, in fondo, per sdottorare su un libro che è chiaramente piaciuto a così tanta gente, non ultimo a un amico di cui apprezzo le letture e i giudizi? Non sarà piuttosto l'invidia a muovere il critico dilettante, che non ha una riga sotto il suo nome, davanti a, per esempio, un bestione di ottocento pagine in via di traduzione in settanta paesi? La stroncatura lascia strascichi di ripensamenti e sensi di colpa. Nihil nisi bonum: perché parlar male di qualcuno, o qualcosa? Occupiamoci di quanto ci piace e lasciamo stare il resto.
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