La questione dello stile - Una domanda che apre a molte altre domande
Pubblicato il 03/03/23 23:00 [Doc.11764]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


Nell'uscita precedente me la sono presa con un romanzo contemporaneo di uno scrittore sulla cresta dell'onda, in cui dicevo di non trovare granché di interessante nelle storie che raccontava né in come lo faceva (a proposito: alcuni di voi mi hanno scritto per consigliarmi contemporanei di valore. Grazie dei suggerimenti, sto recuperando tutto). Ma mi è sovvenuto un dubbio: davvero si può rimproverare a un autore di raccontare storie poco interessanti? In tanti dei romanzi migliori la trama non c'è, oppure è davvero esile, o ancora è pericolosamente simile ai tormenti di un malcresciuto come nel nostro innominato peccatore della scorsa puntata.

La storia del Giovane Holden, dopotutto, si riassume in mezza frase: un ragazzo viene buttato fuori dal college e deve tornare a casa. E non parliamo dei romanzi che parlano proprio dell'immobilità della situazione e dei personaggi: Il deserto dei Tartari, oppure La montagna incantata, per fare due facili esempi. Insomma, si può serenamente osservare che una vicenda appassionante non sia necessaria per fare un bel libro. C'è pieno di grandi libri con trame affascinanti o ricche di invenzione - in questo campo mi viene sempre in mente come sommo esempio Gabriel García Marquez - ma si può benissimo scrivere un romanzo parlando di piccole nevrosi e angosce generazionali, come provava a fare il maldestro contemporaneo di cui sopra.
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