Geografia letteraria
Pubblicato il 12/05/23 23:00 [Doc.11990]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.


Alla scoperta di Jorge Luis Borges a cui accennavo la settimana scorsa seguì qualche anno dopo la fortuna dell’incontro con il mio amico Marcos, argentino, compagno di studi e per caso vicino di stanza in collegio. La nostra prima conversazione verté intorno al riscaldamento, assente nella struttura decrepita, per la sfortuna di chi proveniva da un altro emisfero e dunque da un’altra stagione; nella seconda sfruttai l’unica cosa che sapevo allora del suo Paese, e cioè appunto Borges, fiero di poter far sfoggio di cultura. Scoprendo di lì a poco che per Marcos, come credo per numerosi altri argentini, JLB è un personaggio piuttosto antipatico, verso cui si hanno sentimenti contrastanti: certo tra i massimi rappresentanti delle patrie lettere, ma anche membro di quella borghesia esterofila, di simpatie politiche destrorse e conservatrici, che tuttora forma la classe dirigente non eccelsa di molti Paesi sudamericani.

E proprio per mostrarmi che la letteratura latinoamericana era molto altro, se non soprattutto altro, Marcos mi introdusse a un mondo di scoperte letterarie.

 

Ancora ne ricordo alcune come straordinarie, anche se da molti anni non li ho ripresi in mano: Pedro Páramo di Juan Rulfo (Einaudi, 2014, ed. or. 1955, 146 pp.), Gli addii di Juan Carlos Onetti (Edizioni Sur, 2015, ed. or. 1954, 131 pp.), Respirazione artificiale di Ricardo Piglia (Edizioni Sur, 2012, ed. or. 1980, 277 pp.). Anche molti racconti, di cui Marcos era un appassionato: La pianura in fiamme di Rulfo (Einaudi, 2012, ed. or. 1953, 166 pp.), Julio Cortázar, Mario Benedetti.

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