Agevolazione colposa e massimizzazione dei profitti: il recentissimo decreto con cui il Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria nei confronti di un istituto di credito
Pubblicato il 29/10/24 08:03 [Doc.13894]
di Giurisprudenza Penale, Editore e Direttore Guido Stampanoni Bassi
Sul piano soggettivo, il soggetto terzo deve porre in essere una condotta censurabile quantomeno su un piano di rimproverabilità “colposa”, che riguardi la violazione di normali regole di prudenza e buona amministrazione imprenditoriale.
L’organo proponente ha evidenziato l'esistenza di un sodalizio criminoso - composto da soggetti contigui a contesti ‘ndranghetisti – destinatario di importanti finanziamenti concessi attraverso una "gestione superficiale e sprovveduta" da parte dell’istituto, che avrebbe "totalmente abdicato le basilari procedure relative all’istruttoria dei finanziamenti".
Secondo la Procura, "l’incontestabile inefficacia dei sistemi di controllo interno" dell’istituto - che disvelerebbe "una prassi illecita così radicata e collaudata, da poter essere considerata inserita in una più ampia politica d’impresa diretta all’aumento del business" - avrebbe consentito a soggetti indagati per gravi delitti di "accedere con facilità al sistema creditizio", contribuendo a realizzare quella “agevolazione mafiosa” che i presidi di legalità a disposizione della banca, del tutto bypassati, dovrebbero arginare.
Il problema - si legge nella richiesta - non può essere risolto solo rimuovendo le figure apicali della banca, senza nulla mutare del sistema organizzativo; inalterata l’organizzazione, i nuovi venuti si troverebbero nelle medesime condizioni dei loro predecessori e il sistema illecito sarebbe destinato a perpetuarsi, non potendosi certo pensare che il quadro possa essere spiegato “facendo esclusivamente riferimento alla personalità perversa di singole persone”.
Il Tribunale ha accolto la richiesta ritenendo sussistente una condotta agevolatoria "funzionale a realizzare una massimizzazione dei profitti", anche a costo di instaurare stabili rapporti con soggetti inseriti a pieno titolo in circuiti criminali di rilevante spessore e contigui a realtà mafiose.
Il denaro ottenuto sarebbe stato distratto dalla sua finalità per essere "cannibalizzato dalla compagine criminale che ne ha ricavato ingenti guadagni" e la concessione dei finanziamenti avrebbe "palesato l’assoluta inadeguatezza dell’intera filiera bancaria, che ha abdicato o totalmente pretermesso le minimali regole di diligenza e prudenza che disciplinano i rapporti finanziari di qualsivoglia natura e genere".
In conclusione, coglie nel segno l’organo proponente laddove parla di “massimizzazione del business”, attraverso un meccanismo che è stato colposamente alimentato dall’istituto di credito.
Tra i compiti dell'amministratore giudiziario, quello di adottare un Modello 231 idoneo a prevenire il ripetersi di situazioni analoghe a quelle verificatesi e a rafforzare i presidi di controllo interno e quelli relativi alle verifiche e alla risoluzione delle criticità.
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