Stato di diritto: l'avvocato generale Spielmann ritiene fondato il ricorso della Commissione europea relativo alla Corte costituzionale polacca
Pubblicato il 12/03/25 08:46 [Doc.14282]
di Corte di giustizia dell'Unione europea - UE


Conclusioni dell’avvocato generale nella causa C-448/23 | Commissione/Polonia (Controllo ultra vires della giurisprudenza della Corte – Primato del diritto dell’Unione)
La posizione assunta da tale organo giurisdizionale nelle sue sentenze del 14 luglio e del 7 ottobre 2021, che costituisce una ribellione senza precedenti, è gravemente lesiva del primato, dell’autonomia e dell’effettività del diritto dell’Unione Il 14 luglio e il 7 ottobre 2021 la Corte costituzionale polacca ha emesso due sentenze che contestano la compatibilità del diritto dell’Unione e delle sentenze della Corte di giustizia con la Costituzione di tale Stato membro.
Nella sua sentenza del 14 luglio 2021, tale giudice ha dichiarato che i provvedimenti provvisori imposti dalla Corte 1 relativi all’organizzazione della giustizia violavano il principio di attribuzione di competenze e l’identità costituzionale polacca. Di fronte a tale asserito conflitto di norme, esso ha affermato il primato della Costituzione in quanto fonte suprema del diritto in Polonia. Esso ha concluso che, nella misura in cui la Corte aveva imposto obblighi ultra vires alla Polonia, adottando i provvedimenti provvisori summenzionati, l’articolo 4, paragrafo 3, secondo comma, TUE, letto in combinato disposto con l’articolo 279 TFUE, era contrario alla Costituzione di tale Stato membro.
Nella sentenza del 7 ottobre 2021, tale giudice ha dichiarato incostituzionali alcune disposizioni del diritto dell’Unione 2 , come interpretate dalla giurisprudenza della Corte, che autorizzano segnatamente i giudici nazionali a controllare la legittimità delle procedure di nomina dei giudici. In pratica, ciò equivarrebbe a ingiungere ai giudici polacchi di non applicare il diritto dell’Unione e di non rispettare gli obblighi derivanti dal suo primato.
Il 15 febbraio 2023 3 la Commissione ha presentato alla Corte un ricorso per inadempimento contro la Polonia, sollevando tre censure.
In primo luogo, secondo la Commissione, le due sentenze summenzionate metterebbero in discussione la tutela giurisdizionale effettiva nei settori disciplinati dal diritto dell’Unione. In secondo luogo, violerebbero i principi del primato, dell’autonomia, di effettività e dell’applicazione uniforme del diritto dell’Unione, nonché il carattere vincolante delle sentenze della Corte. In terzo luogo, la Commissione lamenta le irregolarità nella nomina di tre giudici 4 e della presidente della Corte costituzionale polacca 5 , con la conseguenza che tale organo giurisdizionale non soddisfa più i requisiti di un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge ai sensi del diritto dell’Unione.
Nelle sue odierne conclusioni, l’avvocato generale Dean Spielmann propone alla Corte di dichiarare che la Polonia è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi del diritto dell’Unione.
A suo avviso, le sentenze controverse si discostano fondamentalmente dalla giurisprudenza della Corte in materia di garanzia della tutela giurisdizionale effettiva 6. In particolare, esse rifiutano di disapplicare disposizioni nazionali, comprese quelle costituzionali, contrarie al diritto dell’Unione. Esse disconoscono inoltre il Direzione della Comunicazione Unità Stampa e informazione curia.europa.eu Restate in contatto! controllo giurisdizionale sulle nomine giudiziarie, benché questo sia essenziale per garantire l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici, come richiesto dal diritto dell’Unione.
Non vi è dubbio che, con queste sentenze, la Corte costituzionale polacca abbia sferrato un attacco diretto ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico dell’Unione e all’autorevolezza delle sentenze della Corte.
La loro violazione non può in alcun caso essere giustificata da disposizioni giuridiche nazionali, comprese quelle di natura costituzionale. Allo stesso modo, l’invocazione dell’identità costituzionale dello Stato membro non può rimettere in discussione i principi fondamentali del diritto dell’Unione.
Infatti, da un lato, dall’interpretazione e dall’applicazione sistematiche della clausola relativa all’identità nazionale, prevista dall’articolo 4, paragrafo 2, TUE, non risulta che la Corte la percepisca come un fattore in grado di limitare il principio inviolabile del primato. Dall’altro lato, l’articolo 4, paragrafo 2, TUE non può essere considerato in contrasto con l’articolo 2 TUE e con i valori fondamentali ivi sanciti. A tale riguardo, l’avvocato generale sottolinea che, in ogni caso, spetta alla Corte risolvere definitivamente i conflitti tra il diritto dell’Unione e l’identità costituzionale di uno Stato membro.
Per quanto riguarda la composizione della Corte costituzionale polacca, l’avvocato generale Spielmann ricorda che tale questione attiene al requisito fondamentale di un giudice indipendente e imparziale precostituito per legge.
Infatti, la nomina dei membri di un organo giurisdizionale deve avvenire in modo tale da eliminare qualsiasi legittimo dubbio sulla sua impermeabilità a influenze esterne e sulla sua neutralità rispetto agli interessi in gioco.
Tale requisito si applica all’anche organo giurisdizionale di cui trattasi, dato che esso può essere chiamato a pronunciarsi su questioni connesse all’applicazione e all’interpretazione del diritto dell’Unione.
Sulla base dei fatti presentati dalla Commissione 7 , e riconosciuti dal governo polacco 8 , l’avvocato generale ritiene che la nomina dei tre giudici della Corte costituzionale polacca nel dicembre 2015 e della sua presidente nel dicembre 2016 sia stata caratterizzata da una serie di irregolarità che possono essere qualificate come manifeste e gravi. Di conseguenza, la Corte costituzionale polacca non può essere considerata un giudice precostituito per legge, indipendente e imparziale ai sensi del diritto dell’Unione.


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