Studi di settore, si cambia: applicazione allargata
Pubblicato il 18/12/13 00:00 [Doc.152]
di Redazione IL CASO.it


La Suprema corte frena sull’orientamento che ha ridotto drasticamente la portata applicativa degli studi di settore: infatti gli standard possono essere usati per un valido accertamento anche se la contabilità è assolutamente regolare e lo scostamento del reddito dai parametri non è particolarmente significativo. Lo ha stabiliti la Cassazione che, con la sentenza n. 11145 del 10 maggio 2013, ha accolto il ricorso dell’amministrazione finanziaria. Dunque la sezione tributaria ha bocciato la decisione della ctr di Firenze che aveva annullato l’accertamento induttivo spiccato dall’ufficio sulla base degli studi di settore a carico di una società il cui reddito, avevano sostenuto i giudici di merito, non aveva uno scostamento particolarmente significativo e la contabilità era assolutamente regolare. L’Agenzie delle entrate ha impugnato la decisione sostenendo che tenuto a dimostrare le peculiarità che hanno avuto come conseguenza un guadagno inferiore rispetto allo standard è sempre l’imprenditore e non il fisco. Il motivo è stato accolto dai Supremi giudici che hanno ricordato come la Commissione tributaria regionale si è solo parzialmente attenuta ai principi sugli studi di settore, ritenendo erroneamente che i risultati degli standard sarebbero idonei a sostenere l’accertamento dell’ufficio solo in caso di contabilità tenuta regolarmente.


a cura di Studio Commerciale Corteselli & Associati


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