Misure fiscali a sostegno della famiglia
Pubblicato il 14/10/16 08:27 [Doc.1815]
di Redazione IL CASO.it


Audizione informale sul DDL n. 1473 (Misure fiscali a sostegno della famiglia)
12 ottobre 2016

Alberto Zanardi, componente del Consiglio dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), è stato ascoltato oggi dalla Commissione Finanze del Senato in audizione informale sul disegno di legge (DDL 1473) che attribuisce al Governo una delega per riordinare e potenziare l’attuale sistema dei trasferimenti alle famiglie per i figli a carico.

Il DDL prevede l’introduzione di un nuovo trasferimento monetario in misura fissa per ciascun figlio a carico, condizionato alla situazione economica dei nuclei familiari di appartenenza ma indipendente dalla condizione occupazionale dei genitori. Contestualmente, si prevede la soppressione delle principali misure di sostegno alle responsabilità familiari oggi in vigore: l’assegno al nucleo familiare (che va ai soli lavoratori dipendenti) e la detrazione Irpef per figli a carico (di cui non beneficiano i contribuenti fiscalmente incapienti).

L’UPB ha innanzitutto stimato, mediante il proprio modello di simulazione tax-benefit, l’importo del nuovo sussidio, non specificato nel DDL ma previsto in misura tale da non comportare una spesa complessiva superiore a quella degli attuali interventi di sostegno alle responsabilità familiari incrementata di 2 miliardi nel primo anno di applicazione e 4 miliardi a regime (19,1 miliardi in totale). Questo importo risulterebbe pari, per la platea dei potenziali beneficiari, a 160 euro mensili per ogni figlio a carico.

Gli effetti del nuovo assegno così quantificato, ha evidenziato Zanardi, si discostano significativamente da quelli risultanti dal sistema degli interventi di sostegno ai carichi familiari oggi applicato, generando variazioni di reddito disponibile per tutte le tipologie di famiglia prese in esame. Il nuovo assegno, infatti, garantisce un trattamento uniforme a circa due terzi delle famiglie ma finisce per premiare i nuclei con redditi medi e medio alti, mentre i nuclei con redditi più bassi, oggi titolari di trattamenti più cospicui, beneficiano di incrementi minori, o in qualche caso nulli o negativi. Considerando ad esempio le famiglie monoreddito e con un figlio a carico (27% del totale nazionale), il nuovo regime avvantaggerebbe le famiglie con redditi familiari molto bassi, fino a 12.000 euro, e l’ampia fascia dei nuclei con redditi tra 19.000 e 64.000 euro. Penalizzati sarebbero invece le famiglie con redditi nell’intervallo tra i 12.000 e i 19.000 euro (con perdite fino ad oltre 500 euro annui in corrispondenza di 14.000 euro) e i nuclei più ricchi, che oggi beneficiano delle detrazioni Irpef e per i quali il nuovo assegno sarebbe invece vicino a zero. Il beneficio derivante dall’applicazione del nuovo assegno risulterà ovviamente molto elevato per quei soggetti che oggi non godono di assegni familiari, quali ad esempio i lavoratori autonomi o i disoccupati non titolari di trattamenti assistenziali, oltreché i soggetti attualmente incapienti dal punto di vista fiscale che come tali non possono godere della detrazione per figli.

A conclusione del suo intervento, Zanardi ha sottolineato che l’adozione del nuovo istituto, oltre a richiedere un necessario coordinamento con altre misure in gestazione (il DDL delega in materia di povertà approvato dalla Camera), comporterebbe vantaggi ma anche potenziali criticità. Tra i primi rientrano il superamento di una logica categoriale degli strumenti attuali e la soluzione del problema dei soggetti privi di capienza fiscale, in aggiunta a un‘evidente semplificazione. Il cambiamento del profilo dei beneficiari e il passaggio da un sistema improntato a una logica redistributiva a una maggiormente universalistica, rischia però di comportare un costo che potrebbe colpire fasce di reddito più a rischio.


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