Misure urgenti per l'efficienza degli uffici giudiziari: approvato il DDL 2550
Pubblicato il 20/10/16 08:51 [Doc.1852]
di Redazione IL CASO.it


Con 159 voti favorevoli, 24 contrari e un'astensione l'Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente il ddl n. 2550 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 31 agosto 2016, n. 168, recante misure urgenti per la definizione del contenzioso presso la Corte di cassazione, per l'efficienza degli uffici giudiziari, nonché per la giustizia amministrativa.

Il relatore, sen. Pagliari (PD), ha riferito sul testo modificato dalla Camera, la quale ha introdotto peraltro gli articoli 1-bis, che generalizza l'uso della trattazione in camera di consiglio nei procedimenti civili e modifica la procedura del cosiddetto filtro in Cassazione, e 7-bis. Il Capo I, composto dagli articoli da 1 a 6, potenzia l'organico della Corte di cassazione e modifica il procedimento, assicura la copertura degli uffici giudiziari vacanti e potenzia gli uffici di sorveglianza. Il Capo II (articoli 7-10) detta disposizioni di coordinamento in relazione alla proroga al 1° gennaio 2017 dell'entrata in vigore del processo amministrativo telematico. Il Capo III, composto dagli articoli 11 e 12, reca disposizioni finanziarie e finali.

I sen. Buccarella (M5S), Caliendo (FI-PdL), Erika Stefani (LN) e Loredana De Petris (SI-Sel) hanno avanzato questioni pregiudiziali, richiamando le criticità segnalate dalla Commissione affari costituzionali in particolare agli articoli 5 e 10: il trattenimento in servizio di alcune figure apicali della magistratura è una norma ad personam che configura una disparità di trattamento in violazione del principio di uguaglianza e ragionevolezza. L'alterazione dell'equilibrio tra magistrati del Tar e del Consiglio di Stato contrasta con il principio di indipendenza dei magistrati che si differenziano solo per funzioni. Le norme di modifica del procedimento in Cassazione contrastano con la tutela del contraddittorio e del diritto di difesa. Infine, le disposizioni di natura ordinamentale sono prive del requisito dell'urgenza. A favore delle pregiudiziali sono intervenuti i sen. Maria Mussini (Misto), Quagliarello (GAL) e Calderoli (LN), i quali hanno osservato che il provvedimento si inscrive in una strategia di accentramento del potere che attribuisce all'Esecutivo la scelta di figure apicali della magistratura. Contro le pregiudiziali si è pronunciato il sen. Ascola (AP), che ritiene infondati i rilievi di costituzionalità.

Respinte le questioni pregiudiziali, si è svolta la discussione generale alla quale hanno preso parte i sen. Doris Lo Moro, Lumia (PD), Giovanardi (GAL), Cappelletti (M5S), Di Maggio (CoR), Maria Mussini (Misto), Fabiola Anitori (AP) e Falanga (AL-A), il quale ha annunciato voto favorevole ad un provvedimento che riduce la durata dei processi.

Dopo che il Ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha posto la questione di fiducia sul testo approvato dalla Camera, la Conferenza dei Capigruppo ha organizzato la discussione.

Nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato la fiducia i sen. Falanga (AL-A), Albertini (AP) e Lumia (PD); hanno negato la fiducia i sen. Di Maggio (CoR), Erika Stefani (LN), Giovanardi (GAL), Mineo (SI-Sel) e Buccarella (M5S). Il sen. Palma (FI-PdL) ha annunciato la non partecipazione al voto: il Gruppo avrebbe voluto modificare il testo per renderlo compatibile con il dettato costituzionale. Le opposizioni hanno avanzato l'ipotesi che il provvedimento sia merce di scambio in relazione alla pronuncia della Cassazione sulla legittimità del quesito referendario formulato dall'Esecutivo. La proroga, se realmente motivata dall'esigenza di smaltire le pendenze, avrebbe dovuto riguardare l'intera magistratura anziché interessare tredici magistrati. In particolare, LN ha ricordato che il Governo ha insabbiato la riforma del processo volta a rendere più efficiente la giustizia; SI-Sel ha sottolineato che il riformismo del Governo è casuale, confuso e strumentale.


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