Cartabia: "Senza riforme della Giustizia, niente Recovery"
Pubblicato il 12/05/21 00:00 [Doc.9106]
di Redazione IL CASO.it
L'impegno con l'Europa è tanto ambizioso, quanto vincolante: se non si tagliano in modo drastico i tempi dei processi, addio fondi del Recovery. Ed è per questo che l'incontro tra la commissione ministeriale, che ha lavorato alla riforma del processo penale, e i capigruppo di maggioranza della Commissione giustizia della Camera è iniziato con un appello della Guardasigilli alla responsabilità. Di tutti. Governo, forze politiche, procuratori, giudici, avvocati.
"Chi si sottrae al cambiamento - ha scandito la ministra Marta Cartabia - si dovrà assumere la responsabilità di mancare un'occasione così decisiva per tutti". L'obiettivo è approvare prima della sessione di bilancio del prossimo autunno le leggi di delegazione per la riforma del processo civile, penale e del Csm. "Se non approveremo queste tre importanti leggi entro la fine dell'anno, mancheremo a un impegno assunto con la Commissione per ottenere le risorse europee. La posta in gioco sono le risorse del Recovery", ha ricordato la Ministra. Di tutte le risorse del Recovery, ossia 191 mld, non solo dei fondi per la Giustizia.
Sul penale, la Commissione europea chiede all'Italia di tagliare i tempi dei giudizi del 25%. "L'eccessiva durata determina due disfunzioni che costituiscono violazioni di principi costituzionali ed europei: l'eccessivo numero di processi che si concludono con la prescrizione e la violazione del fondamentale diritto alla ragionevole durata del processo da parte degli imputati". Perché, se è vero che per il nostro ordinamento l'imputato non può essere considerato colpevole fino alla sentenza in Cassazione, di fatto con l'apertura di un'inchiesta, "specie se il fatto è reso pubblico nel circuito mediatico, è esposto ad un pregiudizio di colpevolezza sociale, che può avere - nota la ministra Cartabia - gravi ripercussioni sulla reputazione".
Da queste premesse è partito tutto il progetto di riforma, su cui ha lavorato la Commissione ministeriale - presieduta dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi - illustrato ai capigruppo di maggioranza della Commissione Giustizia della Camera.
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