Stoner - Il piacere di un libro malinconico
Pubblicato il 01/10/21 23:00 [Doc.9668]
di Giovanni Zagni, direttore dei progetti di fact-checking PagellaPolitica e Facta.
Ci sarà qualche meccanismo psicologico, qualche sindrome dal nome esotico, per spiegare la diffidenza di qualche lettore accanito, tra cui chi scrive, verso le nuove uscite librarie di cui si parla molto. Nel mio caso, non appena un nuovo titolo - delle migliaia e migliaia pubblicate ogni anno - esce dall'onesto anonimato, o dal circolo di chi lavora per o intorno l'editoria, la mia prima reazione è di girarvi alla larga, di evitarlo accuratamente, di studiare scientemente come evitare di leggerne recensioni o commenti. Potrei fare una lista dei libri che ho evitato negli ultimi anni e sarebbe, con pochissimi titoli mancanti, una lista di sfolgoranti successi editoriali. Non ho una spiegazione valida a questo mio comportamento, e per questo mi appello all'analisi psicologica futura: paura di essere deluso? Voglia di andare controcorrente? Rifiuto della pressione sociale? Ciascuna teoria mi sembra inadeguata.
Non solo, ma a complicare la sindrome, mi succede di recuperare i libri già di moda a distanza di qualche anno, spesso con un'improvvisa e incomprensibile urgenza. Ho letto Alice Munro due o tre anni dopo la sua vittoria del Nobel, con grande diletto, dato che i suoi racconti sono di una straordinaria bellezza. Perché ho aspettato così tanto? Non me lo spiego.
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